A cura di Enio Monaco
In
un Dizionario Geografico (Storico-Fisico) scritto da Don Francesco Sacco,
Abate, citando Carpinone scrive:
“In questa terra vi sono da notarsi
una Chiesa Parrocchiale sotto il Titolo dell’Assunta, servita da un collegio di
15 Sacerdoti Insigniti e da un Arciprete”
Una
petizione fatta a Pio IX tratta dall’Archivio Parrocchiale per erigere la
Insigne Collegiata in Carpinone il 10 febbraio del 1853 motiva la sua richiesta
nel seguente modo:
- Centro di circa tremila abitanti.
- Memorie di un Arciprete con poteri quasi episcopali dal VII° secolo.
- Collegiata con riconoscimento del 1662 dal Vescovo di Isernia.
- Chiesa posta sulla Cittadella, dedicata all’Assunta in luogo centrale, idonea, decorosa, con abbondanti suppellettili, molti sacerdoti, buone rendite.
La
Petizione è raccomandata dal Vescovo di Isernia Gennaro Saladino, dal Re delle
Due Sicilie Ferdinando II°.
In
effetti si chiede “una rifondazione di Collegiata Insigne in perpetuo con
Capitolo, Presbiterio, Coro, Stalli, Sigillo.”
“Che
goda di immunità, esenzione a tutti i privilegi vigenti nel Regno delle Due
Sicilie.”
Si
chiedono “11 canonicati, di cui tre dignità e quattro mansonariati.”
Il
primo Agosto del 1853, il Nunzio Apostolico del Regno delle Due Sicilie
Innocenzo Ferreri, con speciale facoltà avuta da Pio IX° emette la bolla di
erezione della Insigne Collegiata di Carpinone.
Come
risulta dal verbale del Notaio Giovanni De Simone di Carpinone redatto l’8
ottobre del 1853, il Vescovo di Isernia
Gennaro Saladino, in veste di Delegato Pontificio in presenza dei Canonici di
Isernia e numerosa popolazione da possesso ai seguenti canonici:
1.
Michelangelo Scioli (Arciprete
e I Dignità)
2.
Giovanni Tamasi (Decano e II
Dignità)
3. Giuseppe Pizzuti (Tesoriere e III
Dignità)
4. Giuseppe Guerra (per procura)
5. Saverio Mascieri
6. Raffaele Carnevale
7. Giuseppe Carnevale
8. Giuseppe Iamurri
9. Luigi Venditti
Inoltre
il 12 dicembre 1854 Pio IX°, con bolla del Cardinale Macchi concede ai Canonici
dell’Insigne collegiata di Carpinone come insegna la “Cappa di Ermellino”.
LA
CHIESA MATRICE SANTA MARIA ASSUNTA
“L’erezione della nuova chiesa
Matrice avvenne nel 700, come risulta da una lapide ritrovata in Cornu Epistola nella restaurazione di detta chiesa nell’anno 1725,
ove si leggeva: A.D. DCC ERECTA e da
tante altre lapidi appartenenti al Capitolo, ed alla chiesa medesima che dagli
idioti fabbricatori di allora furono sotterra situate per basi delle
fondamenta, e delle colonnate della medesima. I monumenti e le scritture che
potrebbero dare chiarissima cognizione del capitolo, si sono assolutamente
disperse non solo pei tanti politici
cambiamenti di dominio avvenuti sul Comune di Carpinone per l’incursione dei Vandali nel 450, dei Goti nel 482, dei Greci nel 555, dei Longobardi nel 585, per le scorrerie dei Saraceni
nell’871, per la venuta dei Normanni nel 1005.
A questo si aggiunge l’abuso dei
diritti o assoluti, o feudali, che vi hanno esercitati i signori, i conti, i
duchi, ed i feudatari, che l’anno posseduto, i quali procurando in ogni maniera
la dispersione delle carte autentiche, hanno spogliato il Capitolo menzionato,
o sia, la Collegiata, di tutti i Benefici semplici, che servivano ai Capitolari, come il Plebente specialmente quello di San Michele, di S.Giovanni della
Fara, dell'Annunziata, della Trinità, di San Tommaso d'Aquino, di San Sisto, e
di quelle assai pingue di Santa Maria del Soccorso, che trovansi usurpate dalla
Camera Baronale, dacchè fece acquisto dai P:P: Carpinonesi del Feudo rustico, e
contrada denominata San Marco. Né deve passarsi sotto silenzio come causa
massima ancora, la distruzione dell’Antichissimo Archivio Vescovile Diocesiano
avvenuto in moltissimi terremoti, e di guerre rimote, e vicine, o di terremoti
dell’ 847, 1349, 1456, 1805, ed incendi, come è a tutti notorio.
Ciò non ostante per qualchè si è
potuto rilevare della tradizione, e da altre carte legali, si è, che in
Carpinone è stato sempre un Capitolo, o sia Collegiata insignita, di cui
era Capo e Prelato il suo Arciprete
Nullius colla giurisdizione Spirituale, e temporale su tutti gli Ecclesiastici
suoi sudditi approvando Confessori e conferendo Benefici semplici e Curati
ancora, come la Parrocchia di Sant’Angelo, ora da tempo abolita, e
l’Arcipretura di San Giovanni della Fara, piccolo paese distante due miglia, da
lunghissimi anni distrutto, e disabitato.”
Tra
le particolarità dell’epoca è interessante la presenza di un OSPEDALE fra
le opere ecclesiastiche e che veniva retto e gestito da confraternite:
“Con quanto decoro e distinzione di ogni altro risplende la
somma pietà di questa terra per lo mantenimento di questo Ospedale che situato
giace sotto sua porta maggiore (della Chiesa Madre) consistente in una comoda
abitazione di più stanze inferiori, e superiori, essendo queste coverte di
lisci, tiene questa pia casa l’annua rendita di circa ducati 50 mediante la
quale si allevano i figli espositi dallo stesso paese, ma in ogni occorrenza vi
si curano quei poveri bisognosi ammalati forestieri, viandanti, opera invero di
somma ed eccelsa carità.”