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01 gennaio 2000

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Carpinone visto dall’aereo

Scoprire Carpinone


Scoprire Carpinone, significa inoltrarsi in una delle valli che da Venafro si snodano verso il Molise centrale. Situato su un colle di natura rocciosa, il paese è circondato da immense distese di verde. A seconda da dove lo si guarda, Carpinone sembra un paese inerpicato su un colle, ma allo stesso tempo, sembra situato in una valle circondata da montagne. In effetti c'è l'una e l'altra cosa: c'è il clima umido della valle (circondato com'è dal fiume Carpino), e c'è d'inverno il clima rigido della montagna appenninica.

Il nome del paese deriva secondo alcune fonti da un albero, il carpine, che campeggia anche nello stemma araldico del Comune. Gli abitanti residenti sono circa 1200, un numero nettamente inferiore ai circa 3500 abitanti di inizio secolo; infatti anche Carpinone, come tutti gli altri paesi limitrofi, ha sofferto e continua a soffrire della piaga dell'emigrazione verso l'estero (Argentina, Canada, Stati Uniti, Svizzera e Germania) e verso le grandi città del nord Italia.

Carpinone si presenta strutturalmente diviso in due parti nettamente separate: ru quart r' coppa (la parte alta e più antica del paese) e ru quarte r' sott' (la parte più nuova). Questi due quartieri sono separati dalla piazza principale del paese, Piazza Mercato ('mmiez' alla croce), vero centro e punto di incontro del 'borgo'.

A dominare il paese c'è il quartiere vecchio, che nel tempo, è andato lentamente spopolandosi, ma che ospita l'unico vero gioiello che contraddistingue Carpinone: il Castello Caldora. Un po' in contrapposizione fisica alla parte alta del paese vi è ru coll' che negli ultimi anni, grazie anche ad una fiorente attività edilizia, si sta fondendo con un altro quartiere 'storico' ru mont'.

Dalla piazza, andando in direzione Isernia, si snoda un altro quartiere la nuvéra (Via Roma), che prende nome dalle 'neviere', particolari pozzi ricoperti di neve che servivano per conservare il grano a bassa temperatura, e che si trovavano in questo quartiere, approfittando della sua esposizione a nord. Dalla parte opposta alla nuvera c'è la chianella (Corso Aquilonia), una strada chiamata così per la sua forma vagamente pianeggiante e che conduce ad una nuova e ampia piazza: la cunceziòne (Piazza Concezione) che prende il nome dalla omonima chiesa. In questa piazza si trova uno dei luoghi più belli del paese, il Viale della Stazione (si capisce che io sono nato lì???), luogo di arrivo delle passeggiate e luogo di sosta al fresco per fuggire dalle rare calure estive di questo paese.

Continuando ancora troviamo il quartiere de ru pont'nuov' (Pontenuovo), chiamato così dal ponte sul torrente Tura ricostruito in tempi recenti. Il ponte era stato spazzato via dalla furia delle acque, un tempo ben più voluminose del ruscelletto che vediamo oggi.

Curiosità

“Un monumento sotterraneo magnifico esiste nella campagna di Carpinone” (Sanchez dalla “Campagna sotterranea”, 1833, vol VI)

Il monte ha il nome di "Tutti i Santi", (frequentato da cristiani, anticamente chiamati 'Santi') e nel suo dorso forse accoglieva una chiese, al presente distrutta. E' presumibile che il monumento consistesse in un grosso vano dotato di un ricco ed artistico altare destinato a raccogliere i cristiani per le funzioni religiose, circondato da catacombe in cui c'erano i locali di sepoltura di molti cristiani. Il cunicolo d'entrata del sotterraneo fu poi chiuso con terra di riporto da un contadino, stanco del continuo via vai sul suo terreno, e al momento attuale si è perduta ogni traccia dell'accesso.

 

Lo sapevate che…

  • Nel 1993, casualmente durante la costruzione di una abitazione, in località S.Anastasio, sono state rinvenute alcune tombe contenenti ossa e vertebre umane.
  • Nell’estate del 1900, Carpinone era già un importante nodo ferroviario, il passaggio dall’Adriatico al Tirreno vedeva e vede tuttora il punto d’incontro, proprio nel nostro paese, col la linea per Campobasso.
  • Giacomo Caldora, grande feudatario di Carpinone, era molto famoso anche perché esercitava sistematicamente il suo potere dello “jus primae noctis”, che gli dava il diritto di trascorrere la prima notte di nozze con le novelle spose del feudo.
  • Il primo luogo di culto del paese è stata la chiesa di S.Angelo, che dal 1737 è stata intitolata a S.Michele ed è tuttora una delle sette chiese funzionanti del paese

Tradizioni


Il gruppo folk

La tradizione musicale carpinonese è sempre stata degnamente rappresentata da un gruppo folkloristico che continua a resistere negli anni e ai cambi generazionali.
"Ru maccature", il suo nome, trae origine da una delle più famose danze tradizionali carpinonesi. Per maggiori informazioni si può visitare la loro homepage che trovate a questo indirizzo: http://maccature.altervista.org

Il fuoco dell’amicizia

Il fuoco rappresenta, insieme al ballo e al bicchiere di vino, un'antica tradizione di Carpinone che richiama i paesani, nelle occasioni festive, ad incontrarsi per parlare, mangiare e trascorrere un po' di tempo... semplicemente stando insieme. Così, tra una pannocchia cotta sulla brace del grande falò, e un piatto di polenta (utilizzato anticamente sulle tavole più povere), la gente carpinonese trascorre le numerose feste estive, scandite dai festeggiamenti religiosi dei Santi cui sono dedicate le numerose chiese del paese.
Generalmente il "fuoco" viene acceso nelle vigilie di festa. Il più caratteristico e spettacolare ha luogo nella serata del 23 giugno, in occasione della festa di San Giovanni. Alla mezzanotte alcune persone, animate dall'ardore della fede, si sfidano coraggiosamente attraversando il tappeto di carboni ardenti, dopo aver chiesto benedizione al Santo, attraverso il segno della croce.

Feste e ricorrenze

Il periodo estivo è il periodo più ricco a livello di manifestazioni religiose e di spettacolo. Una delle feste più particolari, certamente quella più 'paesana', è quella in onore di San Donato Martire (Sant R'nàt'), la cui statua è conservata in una chiesetta di campagna nel bell'altipiano de R P'zzìgli'. I campi che circondano la chiesetta accolgono i pellegrini dapprima in una suggestiva processione e, successivamente, in un rilassante pic-nic che si protrae, tra cori e canti, fino a tarda sera.
La festa più grande e sentita rimane, tuttavia, la festa dedicata a San Rocco Confessore (Sant Rocc') che rappresenta, per tutti i carpinonesi, uno dei momenti più significativi dell'anno, in cui il segno della devozione per questo Santo (per alcuni considerato "il protettore") si esplica nella serata del 15 agosto, attraverso canti, preghiere e fiaccole; la statua di San Rocco (quasi nascosta dalla grande quantità di 'ex-voto') percorre le strade del paese, sostenuta dalla fede dei paesani.
Caratteristico è poi, l'arrivo in paese di un gruppo di pellegrini provenienti da Letino, che in occasione della festa di San Rocco Celestino (seconda domenica di giugno) percorrono le vie del paese in processione. Spiccano tra questi devoti, alcune donne con il caratteristico costume tradizionale, ricco di particolari finiture che vanno a contrastare con l'austerità e la semplicità dell'antico costume carpinonese, formato da gonne scure, arricciate e pieghettate, i corsetti neri e le camicie bianche finissime e sapientemente ricamate.
 

Medicina popolare: ru maluocchi’

Uno degli aspetti connessi alla "medicina" carpinonese, e che risale a tempi antichi, è il malocchio "ru maluòcchie". Il sintomo per eccellenza del malocchio è il mal di testa, ma si possono avere anche sintomi più gravi.
Il rituale e le parole 'magiche' della formula variano a seconda dei casi, ma quella più comune è diffusa è racchiusa dalla seguente frase:
Maluòcchi’, contruòcchi’, crepa l'invidia, schiatta maluòcchi’.
Il malocchio è quindi un influsso negativo, capace di procurare malessere fisico, ma che, se sapientemente "incantato", da chi di dovere, va via... in un attimo!
Si capisce, inoltre, che la medicina popolare, diffidando dall'alchimia farmaceutica, attinge dai prodotti naturali. L'aglio, infatti, era indicato contro il mal di stomaco, le indigestioni e i "vermi" dei bambini.Curioso poi, è il fatto che il taglio dei capelli nel primo venerdì di marzo, preservava dal dolore di testa per tutto l'anno.

Come arrivarci


Come raggiungere Carpinone:

  • da nord-ovest: autostrada A2, uscita San Vittore, poi SS85 in direzione Venafro e SS627
  • da nord-est e da sud-est: autostrada A14 uscita Vasto Sud, poi SS650 in direzione Isernia
  • da sud-ovest: autostrada A2 uscita Caianello, poi SS85 in direzione Venafro e SS627

Distanze chilometriche tra Carpinone e le grandi città:
  • Roma: 178 km
  • Napoli: 119 km
  • Bari: 276 km
  • Firenze: 434 km
  • Milano: 736 km
  • Torino: 833 km
  • Venezia: 608 km

Amministrazione Comunale

Sindaco: Pasquale SARAO

Vice sindaco: Raffaele BIONDI

Assessore: Luciano PARISOTTO
Assessore: Giacinto PIZZUTI
Assessore: Biagio ERRICO

Consigliere: Domenico TAMASI
Consigliere: Mario PILENZA
Consigliere: Michele TAMASI
Consigliere: Serenella GREGORIO
Consigliere: Patrizio ORSATTI
Consigliere: Silvano TAMASI
Consigliere: Michele SANTAGAPITA
Consigliere: Assunta SABATINELLI
Consigliere: Rocco MARRA

Mappa


Mappa di Carpinone con nomi dei quartieri in dialetto Carpinonese

Storia di Carpinone, le origini

a cura di Mauro Pizzuti

Ci sono due ipotesi accreditate sull’origine del nome del nostro Paese: la prima, lo fa risalire al fiume Carpino, che attraversa il nostro territorio e costeggia il centro abitato, e che a sua volta prese il nome dai molti Carpioni (i maschi delle trote) di cui era riccamente popolato. Così dal Carpino il borgo prese il nome di “Carpenone” e poi Carpinone.
La seconda ipotesi fa risalire il nome dalla pianta del Carpino –“Carpinus”– che è una pianta molto comune in queste zone, e che in dialetto viene chiamata “Canecce”.
Per completezza d’informazione dobbiamo dire che c’è anche una terza ipotesi sul nome Carpinone che avrebbe origine dalla parola longobarda “car” che vuol dire  “acqua fredda”, significando quindi: “luogo dell’acqua fredda”.
Veniamo ora all’origine temporale del Paese:
Al riguardo, l’unica fonte attendibile risale all’anno 1064 d.C., che è la data  in cui un documento scritto fa risalire la fondazione del Monastero di San Marco, in agro di Carpinone, nel luogo detto “Acquasonnula” ad opera di Berardo conte di Isernia che lo donò in seguito all’Abbazia di Monte Cassino. Vi è anche un altro documento scritto, che cita il nostro paese e che risale all’anno 982 d.C., il “Chronicon Vulturnense” del monaco Giovanni, che parla della rendita che le terre monastiche di Carpinone devono all’Abate di S.Vincenzo al Volturno.
In ogni caso, anche se non vi sono prove documentate, è quasi certo che l’origine di Carpinone si debba far risalire almeno all’epoca romana, nei primi anni d.C., anche se magari al quel tempo il suo nome poteva essere diverso, ed il Paese poteva situarsi al di fuori di quello che è l’attuale centro abitato.
L’attuale strada provinciale, SS85 Venafrana, che attraversa il territorio e il centro abitato di Carpinone, ricalca sicuramente, almeno in buona parte, l’antica via consolare “Aquilonia”, che doveva prendere il nome dall’antica città sannita che esistette nelle vicinanze, (e di cui ancora non si riesce ad identificare il luogo) questa antica strada fu aperta nel I° sec. d.C. dall’imperatore romano Cesare Augusto e da Venafro portava a Bojano e Benevento.
Come tutte le strade romane, anche questa aveva i suoi cippi miliari, (pietre che  venivano poste ai margini della strada e che indicavano la distanza da Roma), ebbene, uno di questi fu rinvenuto nell’agro di Carpinone dal Garrucci che ne fece cenno nella sua “Storia di Isernia”. Secondo tale studioso la strada doveva passare per Carpinone, il frammento recava la seguente iscrizione:

HRTP      IVROSV

AVG  PONT  MAX

CXVIIII


Il numero in basso indicava, quasi sicuramente, la distanza miliare da Roma, mentre la scritta centrale deve riferirsi all’imperatore del tempo “Augusto Pontefice Massimo”.
Anche un’altra antica iscrizione romana fu rinvenuta nei pressi del monte dei Santi. Ne fa cenno Alfonso Perrella, secondo lo storico sul monte, anche ai suoi tempi, si rinvenivano antichi ruderi, monete, oggetti in bronzo, di ferro e di creta, che erano appartenuti ad una Chiesa ed un Cenobio sotto il titolo di S. Sisto. Nel maggio del 1889 fu rinvenuta, nelle macerie di un’antica costruzione,  una pietra o lapide (di  m. 1,20 x 0,70 x 0,40) recante la seguente scritta in caratteri romani:

C .    PAPIO .      D .    F .

EXTESTA


Sicuramente ci troviamo di fronte ad un’iscrizione onoraria molto in uso ai tempi dei romani, e la cui lettura è: “Caio Papio Decimi Filio, ex Testamento”, volendo indicare: “ a Caio Papio, figlio di  Decimo, per Testamento”. Secondo il Perrella alla lapide doveva sicuramente mancare un ultimo pezzo e doveva risalire al 2° secolo d.C. questo tipo di “formula” è stata trovata, con una certa frequenza, in altre iscrizioni rinvenute nella regione Molise. A quei tempi il territorio di Isernia era molto più esteso di quello attuale ed è probabile che comprendesse i paesi che attualmente vi confinano come Carpinone, Pesche, Miranda, Pettoranello, Castelpetroso ed altri ancora.
Una lapide ritrovata a Castelpetroso fungeva da termine di divisione tra il territorio di Isernia e quello di Bojano. Quindi, è ipotizzabile che a quei tempi tra questi due comuni non ne esistessero altri. Ma magari vi erano piccoli villaggi o agglomerati che non erano ancora delle municipalità indipendenti.
E così in base a questi e altri ritrovamenti del genere possiamo ipotizzare l’origine del Paese in epoca romana.
Del resto, anche secondo altri studiosi il paese sarebbe stato fondato da gruppi di cristiani, che, a quell’epoca, nel tentativo di sfuggire alle persecuzioni dei romani si erano rifugiati nel nostro territorio, forse nascondendosi nelle viscere di quello che attualmente è il Monte dei Santi, che può aver preso il nome proprio da questi rifugiati, ma questa è una storia, o meglio una leggenda,  che svilupperemo successivamente.
Queste sicuramente sono le ipotesi, per così dire “ufficiali”, storiche, riguardo alla nostra origine.
Ma io personalmente, ovviamente con un po’, anzi, molta fantasia, amo pensare che l’inizio della nostra storia debba collocarsi in un passato ancora più lontano, anzi lontanissimo, rispetto alle fonti ufficiali.
Come tutti sicuramente sapete, nei pressi di Isernia sono state rinvenute le tracce di antichissimi abitanti di questi luoghi facendo risalire l’origine a circa un milione di anni fa. Le tracce dell’accampamento di questo primo ominide battezzato “Homo Aeserniensis” hanno destato stupore e interesse in tutto il mondo dell’archeologia poiché questo è sicuramente una delle prove più antiche, se non la più antica, dell’insediamento umano in Europa.
E allora se questi primi uomini erano così vicini a noi ( una manciata di km), 2 o 3 ore di marcia, perché non fantasticare sull’ipotesi  che anche sul territorio del nostro comune siano vissute piccole tribù di questi antichi uomini considerandoli un po’ i nostri tris tris nonni?
Considerando la configurazione del nostro territorio ricco d’acqua, di boschi, di grotte, non è affatto improbabile che piccoli gruppi di questi antichi abitanti abbiano vissuto o comunque transitato nel nostro territorio.