Lightbox Effect

06 maggio 2013

I 100 anni di Francesco Petta


 
 Riceviamo da Enio Monaco e pubblichiamo un pensiero per Francesco Petta che domani 7 maggio compirà ben 100 anni.
A lui e a tutta la sua famiglia, gli auguri sinceri di CarpinoNET


FRANCESCO

Lo sguardo rivolto verso il verde delle Coste, con gli occhi fissi, immobile, lo vedo spesso quasi ogni giorno in quel posto, sul marciapiede di Via Olmo sotto il Castello, dove sosta per lungo tempo: Francesco, si Francesco e basta perché lui, cento anni il 7 maggio di quest’ anno, ha  preferito farsi chiamare Francesco anziché Tobia che è il suo primo nome. Classe 1913, forte temperamento, amore per la vita, per i figli, un forte attaccamento al paese che gli ha dato i natali un secolo fa, questo è Francesco che compie i suoi primi cento anni di vita. Un personaggio che non ha bisogno di nient’altro per essere esaltato, è già grande, grande nella sua dignità di uomo vissuto come contadino, si, contadino in proprio, ci tiene a specificare, lui non ha lavorato mai alle dipendenze di alcuno, ha tanta terra, lunghe distese di boschi e terreni sempre baciati  dal sole come quelli de li FOCALI.
E’ fiero Francesco nella sua bella età vissuta senza grossi traumi e racconta volentieri del suo passato e di quando per circa sette anni ha dovuto fare il servizio militare nella sanità, perché… cosi decise Mussolini.
Se segue i canoni di una saggia e corretta alimentazione? Nessun problema, lui mangia di tutto; al mattino si alzava prestissimo perché allora erano diffusissime nell'agricoltura del Molise, come nelle altre regioni del Mezzogiorno la mietitura e la trebbiatura: il grano, una volta maturo, si tagliava a mano "cu 'ru faucione" o "fauce" e poi bisognava continuare, sempre a mano, a preparare i covoni e poi, sulla grande aia trebbiare, far girare i cavalli o i buoi per la battitura delle fascine di grano cosi mi spiega Francesco con saggia pazienza, per venire alla conclusione che lui questi lavori li ha fatti personalmente e a sevizio delle proprietà sue senza mai lavorare per terzi. Era un lavoro che lui faceva con passione e la prima colazione, al sacco, che gli preparava la madre per consumarla verso le 7, consisteva in un uovo fresco ed un buon mezzo litro di vino che gli dava forza  sino alle 13 quando mangiava ,seduto fra i covoni, qualcosa di più sostanzioso; la sera a casa il piatto caldo,il suo primo preferito erano (e sono!) le sagne e fagioli con unto e cacio, è arrivato a mangiarne anche quattro piatti, di vino non ha mai superato un litro in due per pranzo.
Lui era comunque sempre in primo piano anche se doveva lottare con i tempi del progresso, la sua falce era sempre ben arrotata.
Francesco non ha alcun difetto tipico della tarda età:ci sente bene, vede bene, ricorda tutto e parla di tutto, nessuno vuole credere ai suoi anni e qualcuno insiste con il voler vedere la carta di identità
È perspicace e spiritoso!  Le rughe? Altro mistero !
Ha soltanto l’età, quei cento anni che oltretutto a lui non danno alcun fastidio. Vuol fare la festa per il suo compleanno, una grossa festa: il sette maggio a casa sua, con i suoi familiari, forse saranno una ventina (sono sempre parole sue) e poi sabato 11  tutti invitati al largo di Santa Maria.
E’ in scena un secolo di storia per Francesco Petta
“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere la vita,ma anche nel sapere per che cosa si vive” (Dostoevskij)
Francesco è nato e invecchiato a Carpinone, ha trascorso gran parte della vita nelle sue campagne, ma non è del suo lavoro che vogliamo parlare ma di un uomo di cento anni..
Giovanni Paolo II, nella sua lettera del 1999 agli anziani, osservava che ci sono anziani dotati di sorprendente giovinezza e vigoria dello spirito. “Per chi li avvicina, notava, essi sono di stimolo con le loro parole e di conforto con l’esempio”, Esprimeva l’auspicio che “La società possa valorizzare appieno gli anziani, che in alcune regioni del mondo, specialmente in Africa, sono stimati giustamente come “biblioteche viventi” di saggezza, custodi di un patrimonio inestimabile di testimonianze umane e spirituali”.
La persona anziana ricorda a tutti, e specialmente ai giovani, che la vita sulla terra è una “parabola” con un suo inizio ed una sua fine: per provare la sua pienezza essa chiede di riferirsi a valori non effimeri e superficiali, ma solidi e profondi. Con lui vediamo il tempo curvarsi ed il passato  ritornare insieme al presente, vediamo le cose positive che trasmette la sua persona.
Avrà l’elisir di lunga vita Francesco? Non si sa!
Intanto con serena fiducia nell’avvenire, si muove per le vie del paese, sicuro nel suo passo. Ogni mattina si fa la sua passeggiata per l’assolata via Olmo. Ogni nuovo giorno gli porta il saluto aperto e cordiale di tanti amici, il caldo e sincero affetto della famiglia. Siamo convinti che è un raro esempio, forse unico, che compendia l’età di cento anni con un ottimo aspetto fisico e buona salute, insomma sta bene!
Allora, felicissimo compleanno Francesco e come si dice:
CENTO DI QUESTI GIORNI!